FONDAZIONE AGAR BONATI SORBATTI
La vocazione per l’ingegneria, l’amore per la terra.

Fondazione Ing. Agar Bonati Sorbatti, fondata nel 2018, ha come scopo attività di beneficenza in ambito culturale, artistico, storico e ambientale. In particolare, la Fondazione è attenta alla valorizzazione dell’istruzione e formazione femminile in ambito scientifico e tecnico. Agar Bonati Sorbatti è stata la prima donna nelle Marche a conseguire la laurea in ingegneria nel 1923 all’Università la Sapienza di Roma. Ha contribuito, soprattutto durante i difficili anni della seconda guerra mondiale, allo sviluppo e alla gestione della società di ingegneria SPIG SPA, fondata insieme al marito Fernando Bonati, suo collega di corso. Agar ebbe la lungimiranza di puntare su un campo fortemente innovativo al tempo e altrettanto attuale oggi, orientato alla sostenibilità, quello degli impianti di raffreddamento industriale, che consentono il risparmio di enormi quantità di acqua. Con il suo esempio di formazione ed emancipazione, Agar ha contribuito, insieme a tante altre donne, ad aprire la strada ad un mondo più equo, e ha saputo mantenere ben saldi dentro di sé i valori autentici legati alla terra, alla semplicità, al rispetto.


Liberamente ispirato alla Nike di Samotracia – Dea della Vittoria, come riferimento simbolico ed universale al mondo femminile che si afferma progressivamente. La figura di Agar, la sua storia, si offre come perfetto esempio di un percorso di crescita culturale e professionale. Tre lastre di acciaio “corten” ravvicinate che vanno a comporre un’unica figura “femminile” in movimento -in progressiva evoluzione- nascendo dal terreno erboso – dalla madre terra. Le lastre, tagliate manualmente, sono leggermente piegate tridimensionalmente: da lì si genera il senso di movimento, di cammino e di elevazione. L’istallazione è posizionata in un angolo verde del centro storico di Loro Piceno panoramico verso il mare (Belvedere) e per questo l’istallazione vedrà vicino a sé posizionarsi un’unica panchina, anch’essa realizzata con acciaio corten, per la contemplazione del paesaggio e per l’osservazione e la meditazione anche sull’istallazione stessa. Il linguaggio della figura attinge ad un astrattismo neo-plastico tipico deli anni 50-60 del ‘900 e velatamente allude alle figure del grandissimo Osvaldo Licini volteggianti sul paesaggio piceno (gli Angeli e Amalasunte) ed infine si ispira ad una scultura di Antonio Benetton del 1961 conservata a Corridonia dal titolo sintesi: figure.